Shining è fondamentalmente incentrato sul tema del ricordo, della memoria. La parola shining, ovvero “la luccicanza”, “il risplendere”, richiama ad un eccesso di tempo rispetto al presente, futuro e passato investono il presente continuamente per tutta la durata del film (continui riferimenti a date, fatica dei personaggi nel ricordare precisamente eventi, o date degli eventi; visioni, il vedere eccessivo e spesso telepatico). Ora, Kubrick e la co-sceneggiatrice Diane Johnson all’uscita di Shining dichararono di essersi ispirati al saggio di Freud Das Unheimliche, unheimliche è traducibile (con diverse riserve) in italiano coltermine perturbante, per rendere idea del senso di tale parola cito Freud: “Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”; unheimliche è ciò che ci è familiare, ma familiare nel passato, che è stato dunque rimosso è, per dirla con Shelling è ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto ed invece è affiorato. In Shining non vediamo affatto presenze demoniache o fantasmi, ma un passato nascosto che riemerge, i labirinti della memoria, una storia apparentemente altra, ma è solo un’apparenza come rivela la parola unheimliche nella sua enigmaticità, una casa familiare ma che ci è divenuta estranea tramite l’oblio, la rimozione. La ripresa di Kubrick del perturbante è evidente in diversi aspetti di Shining, Freud considera perturbanti:l’accecamento (Danny, il bambino, quando appaiono le gemelle nel corridoio si chiude gli occhi); il doppio o il sosia (il rapporto Danny-Tony, le GEMELLE assassinate, gli specchi presenti durante il film), la telepatia (tra un sacco di personaggi di shining, Danny e Halloran, Danny e il padre, Danny e la madre: stessa immagine del sangue che esce dagli ascensori); il malocchio (to overlook in inglese significa “gettare il malocchio” e l’hotel in questione porta il nome di Overlook Hotel!); l’onnipotenza del pensiero. In fine, espliciti riferimenti all’ unheimliche sono presenti nel film, quello più celebre: Jack distrugge la porta del bagno con un’ascia per uccidere moglie e figlio urlando “I’m home!”, il che riporta il pensiero all’ unheimliche che contiene il suo contrario: la casa, la familiarità.
M.P.
La riflessione sul perturbante è interessante. Qualche piccola precisazione è però d’obbligo: Kubrick va con la C e Overlook Hotel non vuole nessuna H! Solo una considerazione aggiuntiva: scrivi che i riferimenti all’Unheimliche sono scelte di Kubrick e della sceneggiatrice, e spesso gli si attribuiscono (più o meno forzatamente) simili lampi di genio, ma molti degli esempi che citi sono presenti già nel libro di S.K. Considero piuttosto sterili le dispute e i confronti tra pellicola e libro che auspichino a designarne un vincente, un più meritevole, un migliore; senza dubbio il film ha avuto un successo nettamente maggiore, senza dubbio è un capolavoro (ti aggiungo che se mi si chiede il nome dell’attore più bravo in assoluto io penso a Nicholson), senza dubbio Kubrick è per mille aspetti innovativo e oggettivamente un grandissimo. Bisogna però riconoscere che, a parte le gemelle, tutti gli altri espedienti citati come veicolo del ‘perturbante’ sono creazioni di King e che, perciò, glie ne va attribuita quantomeno la paternità primigenia. Sarebbe interessante sapere se era pure nelle intenzioni di King, che secondo me è largamente sottovalutato come scrittore. Per ipotizzarlo soltanto, tuttavia, dovrei rileggere il libro, visto che è passato un bel po’ di tempo! Un saluto cara..
Grazie per le precisazioni, ad ogni modo il libro di King non l’ho mai letto(non mi piacciono tendenzialmente i libri di s.king), per questo mi sono limitata a parlare del film, la ripresa di Freud è stata specificata da KubriCk come intenzionale, dunque non avendo letto il libro, l’ho, forse ingenuamente, attribuita a lui. Ad ogni modo, se king non avesse avuto tale intenzione automaticamente ricadrebbe su kubriCk ogni merito filosofico, dal momento che, a mio giudizio, senza intenzionalità un’opera concettuale non ha alcun valore.
“Senza intenzionalità un’opera concettuale non ha alcun valore”. Qualcuno può giustificare una simile affermazione, con cui non sono d’accordo?
Scusami, parlando di opera CONCETTUALE, come potrebbe essere tale o aver valore se non viene investita dal concetto stesso intenzionalmente? Parlando di arte concettuale ritengo impossibile dare vita ad un’opera concettuale involontariamente, in quanto il pensiero che la investe è l’opera in sé. é ciò che differenzia l’orinatoio di Duchamp dall’orinatoio di un bagno pubblico, no? O saremmo disposti a dire che anche l’orinatoio di un bagno pubblico è arte concettuale (al pari di quello di duchamp), pur non essendo investito da alcun pensiero?