Abbiamo letto con interesse (ma non è una novità) il post di Wu Ming sulle recenti insorgenze in Inghilterra. Qualche giorno fa, con altrettanto interesse, abbiamo appreso la notizia (anche qui) dell’istituzione del “reato di capolarato“. Questa novità arriva dopo le terribili eccedenze che, negli ultimi mesi, hanno percorso la Puglia, migrante e non, da Nord a Sud (per motivi differenti). In modo particolare i braccianti migranti di Nardò, per giorni in lotta (anche utilizzando lo strumento dello “sciopero della fame”) contro le Aziende per ottenere un reddito dignitoso e contro l’intermediazione schiavistica del caporalato, hanno aperto un tavolo di confronto che ha prodotto dei (relativi) miglioramenti alla loro condizione sociale. Miglioramenti che non riguarderanno solo i migranti ma, per estensione, anche tutti gli altri esseri umani. La rivolta radicale dei migranti del CARA di Bari, che si è riversata anche sulle strade principali bloccando per ore la comunicazione tra la Città ed alcune periferie, invece ha messo al centro della rivendicazione la procedura (estremamente lenta) per l’acquisizione dello status di “rifugiato politico”. Due insorgenze estremamente differenti (e con conclusioni molto diverse) che hanno acceso i riflettori del dibattito pubblico sul tema dei Diritti, seguendo modalità anche di guerriglia a noi sconosciute. In realtà questa “esplosione migrante” non è una novità assoluta. Già la necessità della Casa ha coinvolto spesso, negli ultimi anni, anche i migranti nell’occupazione di spazi caduti in disuso ed abbandonati ai margini della produttività territoriale. Quasi per completare la geografia della ribellione, a pochi chilometri di distanza nella zona industriale di Bari, altri lavoratori (questa volta italiani) chiedono Diritti e protestano contro la delocalizzazione dell’Azienda ed il conseguente esubero di personale (già da tempo frustrato dalla Cassa Integrazione).
Questa radicalità diffusa, che in qualche misura si unisce alla riappropriazione giovanile di alcuni Spazi (come nel caso del Mercato Occupato), descrive un panorama estremamente interessante e stimolante. Non parla di sbocchi politici e/o di unificazioni organizzative. Racconta semplicemente di necessità che si concretizzano.