Filosofia e voto, un binomio importante. Asor Rosa parla di “riformismo impossibile” del pd/Sel. Cacciari, suo ex amico ex operaista (ma tutti sbagliano quando sono giovani) chiama la dirigenza del Pd “teste di cazzo” e ammicca a Renzi, esattamente come l’economista liberista Zingales sulle pagine del Wall Street Journal (“Like Italian goods markets, Italian democracy suffers from a lack of competition“). Chi più ne ha più ne metta. Sul vero fenomeno di queste elezioni, il “grillismo”, gli intellettuali dicono tante cose. Ma il problema non è l’ “expertise“. Leggo di sfiducia nei nuovi deputati e senatori grillini. Si dice: non sono esperti, non capiscono niente, non sanno cos’è l’economia, l’ideologia, l’euro, la scuola, la sanità, non sanno cos’è la politica, non hanno conoscenza di “tecnica” politica. E credete che Lupi (pdl) sappia che cos’è l’euro? Credete che se fate una domanda tecnica alla Finocchiaro (pd) su come funziona l’equilibrio bancario internazionale vi sappia rispondere? O se chiedete a Vendola (sel) quali siano le imposte e le tasse che cadono su un’ attività imprenditoriale, sappia rispondervi sufficientemente? Lasciamo stare poi l’equiparazione tra fascismo e grillismo creata da alcuni, solo strumentale e molto superficiale. L’antipolitica e le relative tecniche demagogiche di consenso sono un retaggio che appartiene non solo al fascismo, ma a tantissime altre realtà della nostra storia repubblicana. Vogliamo ricordare che la “questione morale” divenne anche la strategia del PCI di Berlinguer? (“I partiti sono diventati macchine di potere“). Il “né destra” “né sinistra” del movimento poi, lo inquadrerei non in un nebuloso “fascismo”, ma in un fenomeno (del resto criptoideologico e spiacevolissimo) di “tecnicità” delle nuove governance neoliberali, del resto simili al montismo. Su questo punto ha scritto bene Costanzo Preve:
“L’ideologia, o più esattamente la produzione ideologica, è una dimensione strutturale permanente, e quindi antropologicamente e socialmente ineliminabile, dell’attività umana.Non esiste, ed ovviamente non può esistere, nessuna presunta “fine delle ideologie”. Quelle che finiscono, o quasi sempre si indeboliscono, sono solo delle formazioni ideologiche storicamente determinate e congiunturali. La cosiddetta “fine delle ideologie” è a sua volta una ideologia, e per di più particolarmente povera. Parlare di fine dell’ideologia è come sentir dire da un medico, a proposito del corpo umano, che c’è la fine del sudore, dell’adrenalina, dello sperma e degli escrementi. Si tratta di idiozia pura. Filosoficamente parlando, la fine dell’ideologia intesa come fine di ogni falsa coscienza e di ogni rappresentazione antropomorfizzata del destino dell’uomo equivarebbe ad una impossibile divinizzazione dell’uomo stesso, trasformatosi integralmente in sostanza spinoziana o in Pensiero del Pensiero aristotelico. Una prospettiva da abbandonare esplicitamente.”
Si potrebbero aggiungere anche le parole stesse di Casaleggio riguardo l’ingenua componente a-ideologica del Movimento “In Gaia, partiti politici, ideologie e religioni spariscono, l’uomo è il solo proprietario del suo destino. La conoscenza collettiva è la nuova politica” (video youtube casaleggio srl). L’interpetazione, in questo caso, è più sbilanciata verso il transumanesimo e un certo stile idealistico aziendalista. Ma questa è solo una delle letture possibili, che va sommata alle altre. Cerchiamo, per una volta, di paragonare l’ignoto all’ignoto, anzichè sempre al noto. Paragonare il grillismo al fascismo significa proferire emerite castronerie, precludersi analisi più approfondite e significative, utili a trovare il bandolo della matassa. Quello che vediamo è qualcosa di nuovo, radicalmente nuovo. Il problema più serio dei novelli parlamentari grillini e dei senatori grillini è invece quello di uscire da una più o meno legittima visione critica della politica partitica ad una visione pratica e programmatica, e da programmi di rabbia, marketing elettorale, spesso troppo generici, irrealizzabili e demagogici (esempio: “il referendum per l’euro”, “aboliamo i sindacati”, “aboliamo le scuole paritarie”, “Abolizione dei contributi pubblici ai partiti”, “Abolizione dell’Imu sulla prima casa”, “Referendum propositivo e senza quorum”, “reddito di cittadinanza”) a quello che si può effettivamente fare, bilancio alla mano, maggioranze alla mano, benessere nazionale alla mano. Il problema è uscire dalla semplicistica visione “via dal sistema!” per capire l’effettiva strada da percorrere, per rispondere allora alla domanda pregnante “quale sistema, allora?“.
Significa perciò sottoporre il movimento, finalmente, ad un clima di contraddittorio (del resto Grillo, simbolo e reclutarore del movimento, si è sempre sottratto ai contraddittori). Per il movimento, significa anche strutturarsi, ed in maniera più democratica, rinunciando al mito e alla pericolosa velleità tecnognostica (in stile casaleggio s.rl.) che la tecnologia “rete” risolva tutti i problemi di organizzazione e democraticità.
Ora sono dall’altra parte della barricata, hanno la responsabilità anche di costruire, il che è molto più complicato. Ora non c’è più quello spazio per fare i “puri”. Certo, possono strutturarsi, anche alle camere, come opposizione “pura” al Pd e Pdl, un po’ quello che furbescamente ha fatto la Lega e Dipietro nel governo Monti (senza peraltro risultati elettorali diversi dallo zero) ma così perderebbero un’occasione importante per far passare qualche loro progetto interessante. Maturità significa, finalmente, passare dall’eterna opposizione ad una fase di costruzione pratica (e, detto fra noi, potrebbero costringere Bersani, finalmente, a fare qualcosa di “sinistra”). In parlamento, costruire significa anche scendere a compromesso sulla loro stessa immagine mediatica. Sul territorio fino ad adesso hanno lavorato bene, vedremo ora, pressati da spread, borse che colano a picco, maggioranze, minoranze, voti, proposte e commissioni, se andrà altrettanto bene. Queste elezioni possono significare la nascita o la fine del Movimento.
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Aggiornamento al 01/03/2013: consigliamo la lettura di questo articolo dei Wu Ming
Questo post è politically correct. E per ciò stesso “opinabile”.
Preve dice cose scontate. Ovvero che le Americhe esistevano prima di Colombo, ed esisteranno anche dopo che non ci saranno più navi per raggiungerle. E magari scompariranno nell’oblio, così come lo erano prima che Colombo le raggiungesse per l’ennesima volta.
Quando Grillo dice che è oltre la destra e la sinistra storicamente definite (“… un’idea o è buona o non lo è…”, comiziava nelle piazze) sta dicendo che le scelte che ogni uomo e organizzazione di uomini deve compiere è in primo luogo selettiva, e quindi validata dall’agito valoriale e dagli assunti di fondo che sottostanno alla scelta (che già di per sè è anche un’assunzione di responsabilità).
La destra e la sinistra che hanno dato fondamento all’assetto ideologico degli ultimi 250 anni, con tutte le sue diverse e molto spesso antagoniste divergenze interne anche fra le 2 macroaree (pensiamo per esempio a cosa ha significato per il ‘900 la nascita del movimento comunista in antagonismo all’originario movimento operaio socialista e poi socialdemocratico) prendono statuto da un assetto valoriale comune, quello economico, oggi entrato profondissimamente in crisi, e segnante l’attuale fase conservatoristica della modernità.
Quindi, il dibattito non può essere liquidato molto sbrigativamente: ciò che domani o molto più probabilmente dopodomani va ridefinirsi è un modello ed un metodo di collocazione e visione del mondo che non potrà essere parametrizzato secondo schematiche classiche. E certamente, all’interno di un movimento che vede trasversalmente attraversare tutti i movimenti giovanili europei, cresciuti a pane nutella e fine delle ideologie e pure della storia, adesso provano a ridare senso al vuoto esistenziale nella quale versano le esistenze concrete di questi agenti della trasformazione. A questo vuoto non si replica con risposte e sicumere che lasciano il tempo che trovano, ma con una precisa domanda: a cosa fa posto questo vuoto? E come stanno riempiendo questo vuoto, se lo stanno riempiendo?
Saranno le precise azioni e le precise scelte di ognuno a fondare le mature divisioni etiche e valoriali che il tempo di domani segnerà e ridisegnerà.
Un esempio? Eccolo: quando è chiaro che la grande industria non ha più motivi di sostenibilità economica nei Paesi sviluppati se non è direttamente finanziata dallo Stato, ha senso l’arretramento dello Stato stesso nella gestione della grande industria e della relativa ricerca scientifica applicata e quindi nello sviluppo tecnologico? Oppure il suo ruolo deve divenire centrale, e strategico nell’indirizzo generale e condiviso almeno nel metodo, e quindi nell’assetto produttivo e democratico di un’area geografica? Se la sostenibilità economica e produttiva di questo Paese (ma anche di molti altri Paesi che non possono direttamente finanziare i grossi gruppi industriali che sappiamo essere adesso unicamente grossi gruppi finanziari!) è assicurata dalla PMI, il ruolo dello Stato può soltanto limitarsi a sostenere e finanziare le reti d’impresa o deve anche avere un ruolo più centrale nello sviluppo tecnologico e scientifico?
Ecco spiegate alcune piccole istanze comizianti di Grillo e dei grillini. I quali, a differenza dei “finiti dell’ideologia” lanciano la sfida delle politiche di scelta e di selezione nell’allocazione delle risorse (tutte le risorse) abbandonando le infauste scelte dei tagli lineari finora praticati dai ministri dell’economia conosciuti. Questo solo per fare semplicistici esempi.
Infine, attenzione a non comprendere cosa questa nuova macchina sulla quale facciamo fare ginnastica alle nostre falangi e che ci consente, adesso, di avere questo confronto dalle “distanze”, comporta. Ci priveremmo di capire cos’è il neocapitalismo cognitivo, la strutturazione organizzativa che determina. Le sfide che comporterà saranno enormi, a cominciare dai filtri e dalle necessarie potenze cognitive che richiederà: nell’universo delle informazioni anche le più contraddittorie fra loro, il ruolo di selezione che ogni uomo dovrà compiere nell’attribuzione di fiducia ad una fonte di informazione domanda un ruolo il più laico e razionale possibile della scuola e dell’istruzione: o posseggo gli strumenti più inclusivi e scientifici possibili per comprendere nel caos delle informazioni dov’è la realtà dei fatti, oppure sarò trascinato via dalle derive. Questa consapevolezza la possiamo cogliere quando i grillini s’impuntano sulla questione della scuola di Stato e basta. Solo lo Stato può conservare il proprio ruolo democratico, poichè ogni altro attore dello scenario istruttivo agirà per la propria particolare sopravvivenza e riproduzione valoriale.
Quindi, così come la macchina di Watt ha significato la nostra modernità (anche della stessa democrazia rappresentativa), così la rete – tecnologicamente intesa – segna e ridisegna un modello nuovo di democrazia, molto diretta… dove ognuno vale uno, appunto. Certamente quell’uno deve possedere strumenti cognitivi e domini cognitivi abili per decifrare il caos informativo che proviene dalla realtà, affinchè posa guidarla e non solo esserne guidato. Ma certamente può consentire un modello nuovo di partecipazione democratica alla vita e alla conduzione della comunità.
Allora, il nostro impegno di contemporanei non è quello di sbarcare nuovamente nelle Americhe, ma di rimettersi in viaggio. Come Colombo. E ci pare che anche Bersani abbia compreso questo. Insieme con Vendola.
grazie del commento e dell’analisi, e del tempo dedicato. Non ritengo però di aver scritto qualcosa di politically correct, piuttosto di manifestare un abbozzo di analisi ambivalente, come ambivalente è il Movimento (anzi, pentavalente come minimo). Come ho scritto su un commento nella discussione di facebook, l’importante è usarla tutta la “scatola degli attrezzi” e non limitarsi alla chiave inglese (e questo in riferimento a parte della sinistra italiana che urla da anni contro grillo: “fascismo” ). Vedremo quale anima o quali anime del grillismo trionferanno, perchè nel magma di istanze generiche, spesso ingenue, sociali spicciole, ultraliberiste, civiche-territoriali, ambientaliste, “tecnognostiche”, antieuropeiste, comuniste, legaliste ecc che lo caratterizzano, dovranno fare pulizia e ordine, darsi una coerenza. Per il momento, nel solco della novella e vincente strategia Casaleggio-Grillo si sono imbarcate diverse anime, alcune col solo scopo di ottenere rappresentanza politica numerica. Se siamo in viaggio verso un continente sconosciuto, direi che è un viaggio molto rischioso. E poi, detto fra noi, la terra è piccola. Più o meno, conosciamo quali sono i porti possibili. Nulla di nuovo sotto il sole.
Grillo una composizione sociale l’ha creata. Ha legato le istanze della protesta popolare con la piccola proprietà arrogante e violenta. Anche il primo fascismo è stato questo, come il berlusconismo ed il leghismo. È un fenomeno ciclico che l’Italia ricrea perché ha un rimosso che evidentemente deve ancora affrontare. Ci sarebbe da capire quale sia questo rimosso. Ma come Gramsci ci ha provato a far saltare le contraddizioni del fascismo e la Sinistra istituzionale quelle del berlusconismo (il risultato è Renzi), mi fa ridere questo tentativo di far saltare il grillismo avvicinandolo. Facendone parte. Questo è un fenomeno totalizzante e totalitario che lega il corpo dei militanti a quello del leader. Storia già vissuta in Italia, molte volte. Dobbiamo solo aspettare che Grillo riesca a legare questa ricomposizione con la grande proprietà. A quel punto anche la forma dello Stato cambierà ma saranno disattese le speranze socialisteggianti di questo primo progetto. Monti and co decideranno di lanciarsi tra le braccia di Grillo o cercheranno soluzioni diverse?
Lo sport preferito continua quello di affiacare (se non proprio sovrapporre) il fenomeno M5S (o il grillismo) al fascismo.
Sono letture strutturaliste, se non proprio eugenetiche (quando si ritiene che sia proprio la composizione culturale propria italiana incline alle derive fasciste). Evidentemente nessuno ricorda più il Grillo che, in disprezzo, diceva che l’Italia ha esportato il fascismo nel mondo.
Una forma capitalistica si chiude, in tutte le società mature del capitalismo. Cosa si aprirà dipenderà da tutti, non solo da Grillo.
Cosa certa è che il sistema politico finisce di essere eterodiretto dal sistema economico (forma consolidata del fascismo democratico), la crisi delle categorie economiche è tutta evidente nella disperata ed eccessiva lettura dei blog di pertinenza di economia: se tutto diviene economico, nulla è economico.
Infine, rispetto alle critiche sui sindacati, ecc… non sono da leggere come culturame fascista del grillismo, ma tutt’altro. Chi conosce come si muovono i sindacati nelle fabbriche condivide le critiche di Grillo. Se a Mira (città sempre stata rossa) il neo eletto sindaco del M5S subisce in questi 6-7 mesi attacchi dalle altre forze e dai sindacati interni alla sua amministrazione pubblica comunale e a queste elezioni vede raggiungere il 38% dei consensi, non ci sono spiegazioni che giustificano un scivolamento sottoproletario della composizione sociale che permette a Alvise di raggiungere queste cifre (che dovrebbero essere oltretutto sommate a quei partiti che delle retoriche sottoproletarie hanno fatto maschera del loro malaffare, e che ancora resistono, vedi Lega). Lo stesso è accaduto a Parma, dove il M5S ha ricevuto il 34% dei consensi, crescendo dal 20% delle scorse elezioni comunali che hanno visto vincere al 2° turno Pizzarrotti. Il primo partito resta il PD con 38… ma il fiato inizia a sentirsi. Queste 2 città hanno premiato i neo sindaci del M5S dopo i classici 100 giorni. Anzi credo a quasi un anno. Spiegare tutto questo con un quadro di riferimento quale quello adottato non è sufficiente, ed oltretutto non rende merito al materialismo storico ma finisce per essere storicismo.
Il M5S domanda di essere rigorosi. Ed il fenomeno deve essere letto nella crisi dei valori di fondo delle società contemporanee, nell’agognare ancora i fasti di questa decadenza (che Grillo sa bene e rifugge, quando scrive che forse il futuro ci vedrà più poveri, ma certamente più felici e solidali). Vedremo se saranno (o meglio tutti saremo) in grado di guidare questo sentimento nuovo di domanda di nuova alleanza … non fondata sul denaro.
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12104
La risposta alla prima domanda intercetta subitaneamente l’istinto di chiudere la lettura della scrittura creativa dei ming.
Le retoriche complottiste e dei grandi burattinai, non spiegano quello che è e sta accadendo.
Nel web, una settimana prima delle elezioni, abbiamo avuto numerose occasioni di lettura di scritture creative che provavano a circostanziare il fenomeno del “grillismo” e del M5S. Le letture strutturaliste lasciano il tempo che trovano, e non spiegano come faccia un tale definito “capo” ad avere così già tanti gerarchi, con un’organizzazione piuttosto orizzontale e non ancora dispiegata nei territori se non unicamente attraverso i movimenti specifici o di tema generale già esistenti.
Queste letture appaiono sempre più regressioni conservatrici di una sinistra autodefinita radicale ma che di fatto è inconsapevolmente radical-chic e piccolo borghese nel suo elitismo. Il fenomeno dei “grillini” e del M5S merita analisi più accurate e meno trombette stonate.
Definire che il M5S è il riflesso dell’autoritarismo fascista insito all’italiano medio che è immorale fin dentro il midollo spinale, che c’è un capo che decide tutto e su tutti, ecc ecc, sono così di senso comune e così diffuse nelle analisi dei blogger che dicono unicamente solo dello corruzione nella quale versa il pensiero di tutta la sinistra italiana ed europea. Dopotutto, cosa c’è da aspettarsi dalla sinistra italiana? Quella stessa che negli anni in cui il fascismo si istituzionalizzava e imperversava nelle urbanità senza che le forze dell’ordine pubblico reagissero a tali aggressioni, faceva la “guerra” a gli unici che al fascismo fattivamente vi si opponevano (gli Arditi del Popolo). Se il carattere degli italiani è quello corrotto tipico degli immorali, questa sinistra che scrive di Grillo e dei militanti del M5S non è immune dalla stessa patologia, salvo percepirsi come èlite affrancata dalla sorte… cosa che la dice lunga su un’altra tipicità degli italiani: l’autoassoluzione.
I fenomeni così popolari meritano di essere investigati con maggiore pertinenza categoriale, e non con il semplicismo che il “popolo” è solo e sempre “bue”, ad eccezione solo di coloro che ne incarnano lo spirito per una presunta elezione a rappresentare le istanze. E’ proprio questa arroganza intellettualistica che nello scorso inizio secolo, come negli anni ’70, come adesso, la dice tutta sulla incapacità dell’intellettualismo di sinistra di tenere e compiere analisi e sintesi politiche popolari… ma solo di riuscire a svolgere temi dal carattere di massa, tanto care all’impersonalità del capitalismo e della destra: la cultura di massa al posto della cultura specifica popolare, le ideologie dell’in-differenz-azione identitaria rispetto ai depositi popolari sintetizzati nei territori e nelle abilità dei suoi abitanti i luoghi, la morale pastorale rispetto alla cura di sè.
veramente in questa intervista pubblicata su Wu Ming non ci vedo l’ingenua lettura “fascismo”. Infatti ho segnalato questa intervista e non altre dei Wu Ming. Questa intervista evidenzia una analisi pratica e realistica. Ad esempio, Grillo secondo Paolo Natale (tutt’altro che antigrillino) ha fagocitato 4 tipi di elettorati diversissimi, e presto le contraddizioni fra questi 4/5 elettorati scoppieranno, spero il prima possibile. Non vedo perchè non possiamo applicare lo stesso discorso ai movimenti: Grillo ha fagocitato movimenti diversissimi, dai No Tav, Rete Lilliput, Mani Tese, parte dell’Arci. Con quali esiti? Staremo a vedere. Sull’etichetta che applichi “radical-chic” poi, mi vedi lontanissimo. E’ un’etichetta nata nei populismi, nei miti delle democrazie dirette (ma anche mediate), come se ogni cosa buona venga da un fantomatico “popolo” con una volontà comune e chi non capisce il popolo, come alcuni intellettuali, è fuori dal mondo. Retoriche da giacobinismo. Non c’è niente di più ingenuo e irreale di questa etichetta, altrettanto impropria di “fascismo” applicato al grillismo. Una analisi è giusta o sbagliata, o a metà strada. Ad una analisi se ne affiancano altre. Anche perché le analisi che tu chiami “strutturaliste” sono costruite da gente che vive ogni giorno la precarietà. Che facciamo, rispondiamo ad una etichetta con altre etichette?
Facciamo che all’essenziale e dirimente questione dell’attacco all’art.67 della Costituzione effettuato da Grillo non c’è stato blogger che abbia, in concretezza, delineato cosa è e non è fascismo. Invece, nella generale ignoranza storica che contraddistingue la popolazione (non il popolo) italiana, tutti a scagliarsi contro la neo-capogruppo alla Camera Lombardi per aver detto, malamente, che il partito fascista ed il regime fascista istituirono le leggi sul divieto del lavoro notturno minorile e femminile, come anche gli assegni familiari. E non perchè erano fascisti ma prima erano socialisti (castronerie anche queste), ma perchè lo esigeva il capitalismo fordista e della produzione e riproduzione di massa. Così come prima di Mussolini aveva fatto la Germania di Bismark. Il welfare State ha nascite… improprie, come lo sono state prima in Inghilterra e poi negli USA le leggi contro la schiavitù.
Il M5S è il prodotto di questi tempi post-ideologici, dove alcuni provano a fare resistenza con scritture creative e montaggi avulsi da qualsiasi evidenza e principio di realtà.
Con questo non si sta sostenendo che Grillo ed il M5S siano il meglio che avanza, e manco il nuovo: una lettura funziona-strutturalista della fenomenologia grillina (e del mondo della democrazia orizzontale e senza corpi intermedi, cui NOI abbiamo scritto) sarebbe già sufficiente a comprendere quello che sta accadendo, e le trappole retoriche che si stanno spargendo sul territorio della semantica politica.
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