Consideriamo innanzitutto una differenza. Meglio, pensiamo ad un conflitto rispetto a cui siamo obbligati a prendere parte. A parteggiare. C’è bisogno di dire qualcosa, di usare la parola e l’azione per fermare il Tempo, con l’intenzione di stare nel mezzo. La nostra comune esistenza è scandita da un ciclo di Vita storicamente determinato, raffigurato da un’unica linea orizzontale su cui si svolgono tutte le eventualità del quotidiano. PassatoPresenteFuturo. Con tre punti, all’inizio ed alla fine, per indicare l’infinito. È uno schema cifrato sul quale si può solo andare avanti, anzi si deve, perché ogni cosa diventa necessaria. Si devono semplicemente accumulare avvenimenti, uno dopo l’altro, per custodirli nella sacca dell’esperienza, fare fagotto e continuare il percorso. Accumulazione. Ragioniamo, in questo caso, nei termini della cronologia, ovvero dell’Evento intrappolato dal (e nel) discorso storico. Capitalismo e Rivoluzione. Ciclo di crisi e Catastrofe. È questo che ci chiede il buon senso, la teologia ed ogni scienza tecnica ed umanistica, ossia saperi che si azzuffano per divenire unici ed universali. Perché la Salvezza è sempre dietro l’angolo, a qualche passo di distanza.
Occorre ancora camminare. Lasciamoli litigare. Intanto noi tramontiamo. Al tramonto, infatti, l’Evento potrebbe ribellarsi, dimenarsi, scalciare. Cominciare a far del male. Farebbe male allo status, a tutto quello che si è sempre pensato come senso comune. Si scoprirebbe il ciuffo di capelli sulla testa di Kairos, il momento opportuno della decisione o dell’azione, che si sposta da una parte o dall’altra per determinare le vallate della storia. Sarebbe un cadere oltre l’ordine delle colonne d’Ercole. Kairos è la fine del Mondo. È la vera palingenesi senza missione. Senza messianismo.
Tra Chrónos e Kairós le affinità sono sempre state minime, se non addirittura nulle. Quantomeno possono considerarsi conflittuali. Quantità uno, qualità l’altro. Accumulazione contro ricezione immediata. Serie di avvenimenti ed Evento. Inevitabilità del domani piuttosto che QuiEdOra del momento. Tempo della necessità contro Tempo dell’azione. Questo ripetuto confronto a distanza è sempre stato vinto dal titano Chrónos, generato dalla Terra (Gaia) e dal Cielo (Urano), spodestato da suo figlio Zeus nello stesso modo in cui egli depose suo padre. La falce della cronologia ha decapitato molti figli prima di trovare un altro ciclo, con lo stesso processo. Alla fine dei giorni il Tempo si rifugerà in Italia, nella mitologia latina, dove insegnerà all’essere umano la cura della Terra, l’agricoltura e le opere agresti. Lo spazio comune. Germoglierà cronologia. Ogni certame fino ad oggi disputato, infatti, ha visto una sola direzione, quella cronologica.
Ora le squadre, nuovamente organizzate, prendono terra per un’altra battaglia. Noi, in questo nuovo scontro, stiamo dalla parte di Kairós. Abbiamo bisogno della parola per definire l’essere proprio dell’Evento, per frantumare il flusso del discorso. Per liberarci dalla necessità divina, dall’inevitabilità della Storia. Kairos è l’azione che non ammette il prima oppure il dopo, l’avanti ed il dietro ma solo la profondità. Ci libriamo su questo volo in picchiata che interseca il piano d’immanenza della realtà. Kairologia.
Ci muoviamo, però, su un’immanenza fatta di strati, perché ridurre la complessità all’Uno non è più una soluzione percorribile. Che cos’è la Filosofia? è una domanda da porre, non necessariamente per trovare risposte. Ad ogni modo Lui non può, e non deve, suggerirci più nulla (Ipse dixit). Ogni strato, su questo piano d’immanenza, è autonomo, indipendente e contribuisce a tenere singolari i concetti, per evitare l’illusione universalistica della cronologia occidentale, la sommatoria superficiale delle parti. Per fuggire dall’Assoluto e dalla Verità intesa come destino, ovvero come una Croce. Vizio dei filosofi piuttosto che condanna della Filosofia. Giudizio universale. Sono accadute numerose catastrofi da quando un frate domenicano, Guglielmo di Moerbeke, tradusse l’opera aristotelica al medioevo europeo. A san Tommaso d’Aquino toccò il compito di diffonderla e lanciarla nel Cielo. Da allora, ad oggi, molto poco sembra essere cambiato, si guarda ancora al futuro come ad una provvidenza.
Terra, Mare e Cielo sono i tre strati del nostro piano d’immanenza. Rappresentano i tre paradigmi che rimandano a storie ed a filosofie differenti. È la santissima trinità della geoFilosofia. Tre cerchi concentrici nel Mare, prodotti da una pietra colta dalla Terra e lanciata attraverso il Cielo. Gli Eventi storici potrebbero leggersi e farsi analizzare da una molteplicità di dimensioni, con la consapevolezza che il relativismo sia illusione. Non necessariamente attraverso l’ordine cronologico, ma anche mediante una eteropoiesi kairologica. Ognuno è chiamato a fare una scelta, a prendere una decisione. La decisione, infatti, divide, fa prendere parte. Permette di stare nel mezzo, di separare una cosa dall’altra. La decisione chiarisce.
Terra. Lo spazio della dimora, della stabilità. Della conservazione e della tradizione. È l’ordinamento giuridico. È koinón (lo spazio comune ateniese) ovvero il nomos, un bastone piantato nella terra attorno a cui nasce e si sviluppa una tribù, la polis, la comunità, lo Stato nazionale moderno e chissà che altro ancora. Territorio e commons. Un centro, chiaramente definito, e le sue linee d’espansione. Conquista e definizione. È appropriazione, divisione, distribuzione. Sono mura che si alzano, è il campo d’esercizio dell’agrimensore che delimita lo spazio. Separa quello che era comune, unisce ciò che è scisso.
Mare. È l’espansione, la trasformazione degli ordinamenti politici ed economici. La direttrice su cui si sviluppa sottomissione oppure la resistenza. Creatività ed imposizione. Ribelli dell’Atlantico, i nuovi cittadini marinai. È l’elemento su cui poggia la democrazia, nel senso di potere del dèmos, nell’età classica ed in quella moderna. Esplosione di novità che devono essere integrate nel (e dal) potere. È la celebrazione di un matrimonio tra il Doge veneziano ed il mare. È l’oblio in cui annega Ofelia.
Cielo. Rappresenta la simbologia. La cultura. La legittimazione dello status. È una corona da mettere sulla testa di chi governa. L’escatologia messianica medievale contro la burocrazia ecclesiastica. È la legge divina in contrasto con quella dell’uomo. La beatitudine e l’abbondanza del Cielo contro l’egoismo proprietario dell’essere umano. È il virtuale, la conquista delle direttrici celesti, il tramonto delle grandi Narrazioni, il nichilismo dell’uomo occidentale. È anche la reazione della mente, la follia che costruisce un immaginario distruggendo quello già confezionato. A partire dal proprio corpo, da se stessi. Cielo è un ritornello, la ritualità che crea dimora.
Ci proponiamo di scrivere una storia leggendo gli Eventi attraverso queste tre dimensioni. Kairos tridimensionale. Perché manca la molteplicità dei saperi, non un sapere molteplice. Di saperi che pretendono di essere molteplici ce ne sono anche troppi. C’è bisogno di una koinè, della condivisione di uno spazio comune dove praticare insieme l’analisi dell’attuale. Dove indagare la realtà.
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Dal Ciclo al Kairos. La Storia si rinnova… Prolegomeni per una ricerca sui Commons.
interessante da leggere e con molta attenzione
Sperando di poterne discutere 🙂
Nel tentativo di creare un terreno comune questa è una presa di posizione fondamentale.