fonte: GLOBALPROJECT
Il libro di Nanni Balestrini che viene ora ripubblicato parla di invisibili attori della lotta di classe tra gli anni ’70 ed ’80, in particolare nell’Italia del Nord e poi dentro le galere del Regno. Invisibili sono questi soggetti perché inafferrabili, esseri in mutazione, metamorfosi in atto: ma oggi che dire di questi invisibili (ed anche di questo romanzo) se non che non si tratta più di una storia antica e dismessa quanto invece di una tendenza attualissima, allora intravista e poi percorsa nel suo divenire?
La ripubblicazione de Gli invisibili ha il vantaggio dunque, oggi, di parlare di soggetti proletari la cui natura di classe è stata finalmente rivelata: gli invisibili di ieri sono i proletari di oggi, i lavoratori immateriali, il precariato cognitivo, la nuova figura dell’operaio sociale nei movimenti della moltitudine. Ce l’hanno fatta, questi maledetti, ad attraversare una rivoluzione nella composizione del lavoro ed una feroce repressione politica, a passare, lottando, dalle fabbriche alla società e (sempre producendo) dalla società alla galera (sempre ribellandosi). Ed ora dove andranno? Quella elite del movimento operaio che tradì e trascinò nel carcere gli invisibili, oggi si guarda intorno paurosa, incapace di costruire politica, teme di non poterlo fare se non riprende contatto con quel movimento secolare di trasformazione: ma non potrà mai farlo!