“Il capitale universitario si ottiene e si conserva attraverso l’occupazione di posizioni che permettono di dominare le altre posizioni e i loro occupanti; ad esempio, le istituzioni responsabili del controllo all’accesso al corpo, le giurie dei concorsi dell'”Ecole normale” e del dottorato, e il Comitato consultivo delle università: questo potere sulle istanze di riproduzione del corpo universitario assicura ai suoi detentori un’autorità statuaria, una sorta di attributo di funzione che è molto più legato alla posizione gerarchica che a delle proprietà straordinarie dell’opera o della persona e che si esercita a rotazione rapida non solamente sul pubblico degli studenti, ma anche sulla clientela dei candidati al dottorato, all’interno del quale si reclutano di regola gli assistenti e che è situata in una relazione di dipendenza diffusa e prolungata” (Jean-Pierre Bourdieu, Homo academicus)
L’università ha bisogno di studenti soltanto per il suo auto-sostentamento, come corpo, nella sua autoreferenzialità.
di Jacopo-Niccolò Bonato
L’università come istituzione nasce in Europa attorno l’undicesimo ed il dodicesimo secolo. La più antica università europea è l’ateneo bolognese, fondato attorno al 1088. Lo scopo iniziale delle università era quello di rendere libero ed indipendente il sapere, disponibile per tutti coloro che avessero voluto e potuto studiare. Le università nacquero con l’intento di unire studenti e docenti in una istituzione e corporazione autonoma in grado di autoregolamentarsi, staccandosi dalla logica e dalla politica delle scuole monastiche e vescovili, troppo legate ad esigenze dogmatiche religiose. Spesso erano gli stessi studenti ad assumere e remunerare gli insegnanti ed eventualmente a cacciarli nel caso di incompetenza.
La situazione odierna è molto diversa. Si pensa che l’università sia composta da facoltà, consigli, assemblee, dalle figure istituzionali, cioè dai i suoi vari organi costitutivi. Proprio per quel che significa la parola “organo” in italiano, si pensa che l’università, come un corpo, sia fatta in senso stretto da organi. “Togli gli organi e toglierai quel corpo che è l’università!”. Nulla di più erroneo. La linfa dell’università sono i soli studenti, infatti, se si tolgono quelli la stessa università non avrà più alcuna funzione: le aule saranno deserte, i professori non insegneranno più nulla a nessuno, non avranno più studenti e di conseguenza non saranno nemmeno professori. Gli stessi “organi” non avrebbero più alcun senso, non funzionerebbero più: perché deliberare programmi didattici e quant’altro se non c’è più alcuno studente infatti? La metafora del corpo è essenzialmente sbagliata. L’assolutizzazione dell’organo, nella metafora della corporeità, svuota l’università, cioè la distrugge, anche laddove l’università fosse effettivamente un corpo composto di organi. Colmare l’università di organi, svuota e distrugge la stessa università come corpo. La metafora del corpo si dimostra così contro se stessa, contro la stessa corporeità. L’esaltazione della corporeità è contro la corporeità. Perché esaltare il corpo, se non per l’oscuro motivo che si cova qualcosa contro di esso? Modo di sublimazione e nascondimento. Il corpo distrugge il corpo.
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