E’ passato un altro anno (trecentosessantacinquegiorni tirati tutti d’un fiato senzafermarsineancheunattimo) ma sembra non essere cambiato nulla. Anche oggi, come ieri, leggo gli interventi che il prof. Fusaro condivide ogni giorno sui social network. E mi ritorna in mente la querelle su quell’articolo “Perchè ha senso iscriversi a Filosofia per trovare lavoro” che infuriò per qualche tempo su tutto il web. Anche da questo spazio cercammo di intervenire, riproponendo la frattura dialettica e di pratica politica che ogni volta si evidenzia nei dibattiti strategici sulla filosofia: l’Accademia. L’Uva a cui arrivare o non arrivare.
I presupposti di fondo della discussione non sono cambiati. L’Accademia fa marketing. Si vende. Il lavoro è diventato il veicolo fondamentale attraverso cui vendere il proprio prodotto formativo. Soprattutto quando si tratta un prodotto formativo. Non mi sorprende che l’Accademia si venda, quello che mi dispiace è che la Filosofia non sia ancora riuscita a farsi Commons. Proprio non ci riusciamo a lanciare nell’attualità una interpretazione forte del Mondo che possa dare strumenti di organizzazione e di felicità. Perchè forse fin troppo facilmente si perde di vista la Filosofia come campo aperto della Felicità.
Ed allora la Filosofia non serve per trovare Lavoro ma per stare nel Mondo. Ed è lo stare nel Mondo che serve per trovare Lavoro, per recuperare Reddito. Perchè, che ci piaccia o meno, il Reddito deve essere al centro della nostra discussione e non le possibilità della Filosofia di farci arricchire. Non ci sono canali del mercato del Lavoro capaci di farci essere liberamente Filosofi. Ci sono solo modalità di Vita che ci permettono di sperimentare la Filosofia. Il Reddito sta negli anfratti di queste scelte di Vita.