“Si Deus est unde Malum?”
(Boezio, De consolatione philosophiae)
La domanda su Dio, che è poi la domanda sul Male, esiste da tempo immemorabile: basti pensare alla Bibbia stessa, nel libro di Giobbe o nel Qohèlet (Ecclesiaste), o semplicemente le parole di Gesù Cristo sulla croce: “Elì, Elì, lamà sabactanì?” (Mt 27,46; cfr. Mc 15,34), ovvero “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Si pone nella storia inevitabilmente il problema delle domande su e a Dio, ma il quesito che più tormenta i pensatori è quello ben espresso da Epicuro : «La divinità o vuol togliere i mali e non può o può e non vuole o non vuole né può o vuole e può. Se vuole e non può, è impotente; e la divinità non può esserlo. Se può e non vuole è invidiosa, e la divinità non può esserlo. Se non vuole e non può, è invidiosa e impotente, quindi non è la divinità. Se vuole e può (che è la sola cosa che le è conforme), donde viene l’esistenza dei mali e perché non li toglie?» .
Nella storia in particolare un evento ha messo in risalto il problema del Male : Auschwitz. Auschwitz è stato il mostrarsi del Male assoluto, privo di motivazione, il Male finalizzato al Male e accolto nel silenzio da Dio; si crea perciò un problema teologico, filosofico, o più semplicemente “umano”: alla luce di un evento come Auschwitz, chi non voglia rinunciare sic et simpliciter a credere nell’esistenza di Dio, deve per forza rivederne il concetto.